Passeggiate in Sabina, verso il borgo fantasma tra ulivi e ciliegi in fiore
Le strade e le case, svuotate dalla presenza umana, ferite dal tempo che ha spalancato finestre e tetti, si sono riempite di cielo a Stazzano Vecchia, un borgo fantasma nel cuore della Sabina Romana. Si avvicina un appuntamento magico per visitarlo: nei campi è pronta ad esplodere la fioritura dei ciliegi, nuvole bianche tra gli uliveti e i vigneti di un territorio ricco di storia. E’ una passeggiata ad anello di circa otto chilometri quella proposta da Insieme-Grand Tour Sabina. Si lascia la strada principale (via Ponte delle Tavole) all’altezza di via della Doganella, si passa per via Monte Venere per poi inoltrarsi nel paesaggio della Sabina. Intorno, sulle colline, le distese di uliveti che danno il pregiato olio dop. Un percorso che si presta molto anche alle escursioni su due ruote.
Stazzano Vecchia
Stazzano spunta all’orizzonte all’improvviso. L’assetto a borgo fortificato risale all’Alto Medioevo con la sua cinta muraria, i quattro torrioni e il castello, ma le origini sono precedenti. Fu abitata fino al 1901, abbandonata definitivamente dopo un terremoto con microscosse che si protrassero per un anno. Il sisma non fece vittime e il paese tutto sommato era rimasto in piedi, ma le condizioni logistiche per chi abitava lì erano diventate ormai proibitive, in particolare per la mancanza di acqua diretta (ci si approvvigionava in una fonte ai piedi del paese) e di elettricità, oltre che per la distanza dalla rete viaria principale. La comunità si trasferì un un’altra location a pochi chilometri di distanza, l’attuale Stazzano Nuova.
Dal vecchio borgo incantato agli affreschi salvati
Una storia che racchiude le tracce di una quotidianità interrotta e di tante vite, tutte da immaginare sbirciando dentro le case ormai a cielo aperto. I caratteristici portoni ad arco, le finestre che incorniciano il paesaggio, i forni in cui si cuoceva il pane e i camini.
Due le chiese, entrambe ridotte in ruderi. Quella interna alla fortificazione era dedicata all’Immacolata Concenzione. Mentre la più antica, quella di San Giovanni Battista, si trova poco distante. Da quest’ultima proviene il ciclo di nove affreschi dedicati a Santa Caterina d’Alessandria oggi custoditi nella chiesa di Stazzano Nuova.
Nel tempio dell’olio Dop della Sabina, l’eccellenza tra tradizione e innovazione
Già nel I secolo d.C. In Sabina i Romani coltivavano l’ulivo. Nel Medioevo il testimone passò ai monaci Benedettini dell’Abbazia di Farfa. Una tradizione millenaria che è valsa all’olio extravergine della Sabina il marchio Dop. Oggi il consorzio Sabina Dop, oltre ad una produzione di altissima qualità, si occupa di diffondere quella che è una vera e propria cultura dell’olio.
Degustazioni e corsi di assaggio
Dopo essersi immersi nel paesaggio di Stazzano non può mancare la visita ad una delle aziende olivicole che offrono degustazioni e minicorsi di assaggio di olio per trasmettere una mappa di sapori, aromi e nuances che tutti insieme fanno l’oro verde della Sabina. Come nell’Azienda agricola Silvi Sabina Sapori, a Stazzano (via Ponte delle Tavole, 42), dove l’eccellenza dell’olio si sposa con l’accoglienza e la promozione del territorio. Davanti al camino o nel portico che si affaccia sugli uliveti e sulla campagna Sabina.
Le meraviglie della provincia di Roma
Questa meta fa parte della selezione dei posti da non perdere proposti dal tour operator “Agenzia del Viaggiatore di Cts”, impegnato nella valorizzazione di tre poli di attrazione della provincia romana: Tivoli, Palestrina e Subiaco, con itinerari che coinvolgono trenta comuni e il Parco dei Monti Lucretili. In campo il progetto “In viaggio con Eva”, finanziato dalla Regione Lazio.

Giornalista professionista, cronista da 25 anni. Scrive per l’edizione Metropoli de Il Messaggero di Roma, è tra i fondatori del network Point. Appassionata di Calabria, la sua terra, e di piccoli viaggi che aprono grandi orizzonti