Il borgo di Montecelio, uno scrigno di storia e tradizioni
Le case-torri che compongono il borgo di pietra, il museo archeologico con il pezzo unico al mondo della Triade Capitolina, le chiese ricche di opere d’arte, la Rocca che da sola sintetizza mille anni di storia, le tradizioni popolari vivissime fanno di Montecelio uno dei racconti più intensi del Lazio antico e moderno. Siamo sui Monti Cornicolani ad appena 30 chilometri dal Colosseo e dai Fori Imperiali. Montecelio era collegata anticamente a Roma dalla strada Cornicolana, il cui lastricato di pietra, che conserva i graffi delle ruote dei carri, spunta ancora in diversi punti della piana ai piedi del paese, anche nel pieno dei tanti centri abitati della città moderna, Guidonia Montecelio. Uno dei tratti più suggestivi corre sotto la chiesa di Santa Maria, a Setteville, dando luogo ad un museo davvero speciale, il Museo della via Cornicolana.
L’anima del paese in piazza San Giovanni
Il borgo di Montecelio accoglie il turista in piazza San Giovanni, per un caffè e per gustare l’anima del villaggio e la sua vivace quotidianità. Da qui si dipanano tutti gli itinerari. E’ qui che le guide danno appuntamento. Nell’attesa sedersi al tavolino di un bar serve per cogliere l’unicità del paese. Le casette a grappolo, che si alzano sullo sfondo come sorrette da fili invisibili calati dal cielo, i colori dei giorni normali che si incatenano uno dietro l’altro da prima che nascesse Roma, la musica del dialetto. E gli scorci di cui si è innamorato il cinema che ha scelto spesso questa piazza come set.
La prima tappa
Prima tappa la chiesa di San Giovanni che si apre sulla piazza. Realizzata in stile tardo-barocco alla fine del XVII secolo fu consacrata nel 1710, conserva molti dipinti, alcuni recuperati da altre chiese. L’Assunzione della Vergine e San Giovanni Evangelista sono opera del padre francescano Michelangelo Cianti, che godeva di un’elevata considerazione artistica. Sue anche altre tempere che decorano le cappelle. Nella chiesa di San Giovanni spiccano i lavori di Ludovico Stern e Giuseppe Cades, noti pittori della scuola barocca romana. Sono firmati da Stern l’Educazione della Vergine, San Luigi Gonzaga, San Nicola di Bari e Santa Cecilia con tutti gli elementi di forza dell’artista: la luce soffusa, le trasparenze, i particolari decorativi come fiori, gemme e arredi. Sono di Cades due pregevoli tele datate 1790: l’Invenzione della Croce e San Bonaventura, ma anche il dipinto raffigurante San Francesco e Sant’Antonio, un tempo posto sull’altare di Santa Maria Nuova, altra chiesa di Montecelio ora in rovina. Mentre una statua lignea della Madonna Immacolata, opera di scuola napoletana degli inizi del ‘600, arriva dalla vecchia chiesa di San Giovanni. Da segnalare anche il monumento sepolcrale di don Carlo Rusconi, geologo e paleontologo monticellese del XIX secolo autore di importanti scoperte.
Nel cuore del paese attraverso via Servio Tullio
Usciti dalla chiesa si punta verso la Rocca. Dalla piazza si sale su via Servio Tullio, una delle strade più caratteristiche del borgo intitolata al sesto Re di Roma che secondo la leggenda nacque verso la fine del IV secolo a. C. dalla schiava Ocresia proprio nell’odierna Montecelio, allora Corniculum. Bisogna inoltrarsi tra vicoli e scalette per raggiungere la Rocca. Una salita lenta, tra scorci unici e particolari che spiccano da ogni angolo. Decorazioni e reperti probabilmente in arrivo da siti archeologici di zona spesso sono incastonati tra le mura di pietra delle case. Ed è su questo percorso che si trova la chiesa di San Lorenzo, la più antica del paese.
La Rocca
La Rocca, in vetta al borgo di Montecelio, è da sola un concentrato di storia: il nucleo originario, databile attorno al sesto secolo avanti Cristo, comprende al suo interno anche i resti di un tempio romano del I secolo, tutto inglobato nella fortezza costruita dai Crescenzi di Sabina attorno all’anno 1000. Da qui si gode una visione a 360 gradi fino a Roma, con lo sguardo si attraversa quello che fu l’agro romano. Con l’aiuto di una guida, quasi come in una cartina, è possibile farsi un’idea del tragitto dell’antica Tiburtina e della Cornicolana in una piana che all’epoca brulicava di attività e ville rustico-residenziali, le cave di travertino romano, la celebre Villa dell’Imperatore Adriano fin su a Tivoli dove spicca il Tempio di Ercole Vincitore. All’orizzonte lo skyline della città Caput mundi e dei Castelli Romani.
Dalla Rocca al Monte Albano
Dalla Rocca ci si tuffa ancora una volta in discesa tra le stradine per riconquistare la piazza San Giovanni. Si punta quindi verso il secondo colle del borgo di Montecelio: il Monte Albano su cui sorge il complesso monumentale settecentesco del San Michele. Un altro viaggio tra tesori e segreti di un ex convento francescano edificato sulle rovine del Castrum di epoca medievale e che oggi ospita il Museo archeologico Rodolfo Lanciani.
Il complesso del San Michele e la chiesa gioiello
Gli affreschi, la chiesa gioiello dedicata a San Michele, il refettorio con ciò che resta della rappresentazione dell’Ultima cena e di una madonna “lettrice” che si volta di scatto all’arrivo dell’Angelo dipinto sull’altra parete. Solo alcuni spunti per un’altra avvincente visita tra le mille storie di Montecelio. Da non perdere le 24 lunette che rappresentano gli episodi più importanti della vita di San Francesco. Sono accompagnate da terzine in rime baciate e ognuna porta lo stemma della famiglia sponsor dell’epoca. Una rarità. Ci sono pochissimi esempi dello stesso tipo in Italia. L’annessa chiesetta dedicata a San Michele Arcangelo, edificata nel Settecento in stile neo-barocco sulle rovine di una più antica, è tornata a risplendere dopo più di vent’anni di restauri: da ammirare gli affreschi ottocenteschi del frate pittore Michelangelo Cianti, sull’altare una copia del San Michele Arcangelo di Guido Reni eseguita da Giovanni Battista da Roma nel 1740. Ancora due grandi dipinti murali della tribuna (l’apoteosi di San Francesco e l’approvazione della regola francescana da parte di Innocenzo III), le decorazioni delle cappelle, il soffitto della navata con il riquadro dell’Assunzione della Vergine.
Il Giardino dei Frati
Un altro angolo incantevole del borgo è il Giardino dei Frati, a cui si accede dal cancello vicino alla chiesa di San Michele Arcangelo. Un’oasi verde e antica per rinfrancarsi prima di tornare in piazza San Giovanni per almeno altre due visite irrinunciabili.
L’antico lavatoio
A circa 150 metri da piazza San Giovanni, lungo via Santa Maria, passando sotto l’Arco, una porta monumentale del XVII secolo, c’è l’antico lavatoio pubblico del borgo di Montecelio. Fino ad una manciata di anni fa era ancora possibile trovare le massaie a fare il bucato. Ora è stato trasformato in uno spazio culturale, ma l’incanto dell’enorme fontanile e dello scorrere dell’acqua rimane intatto. La storia di questo restauro racconta anche la verve inossidabile delle monticellesi doc: hanno combattuto una piccola guerra “no global” per opporsi alla fine dei bucati in lavatoio.
La chiesa seicentesca di Sant’Antonio Abate
Appena fuori dall’abitato c’è la chiesetta seicentesca di Sant’Antonio Abate. Gli affreschi che ornano l’abside di questa cappella sono considerati la più preziosa tra le opere d’arte ancora conservate a Montecelio. Ognuna delle porzioni in cui è suddiviso lo spazio è occupato da figure a grandezza quasi naturale. Al centro è seduta in trono la madonna che allatta il bambino, mentre ai due lati sono raffigurate due coppie di sante martiri: da una parte Santa Lucia e Santa Liberata, dall’altra Santa Caterina d’Alessandria e Santa Cecilia. Altri affreschi rappresentano Cristo e due angeli in ginocchio. Le pitture, attribuite alla scuola di Antoniazzo Romano, secondo la datazione ufficiale sarebbero state eseguite tra la fine del quindicesimo e la metà del sedicesimo secolo. Dai primi del Seicento la chiesa fu sede della confraternita del Suffragio.
La sfilata di moda più antica del mondo
Montecelio è anche il paese delle Vunnelle, il ricchissimo abito della festa delle donne del paese che una volta all’anno è ancora possibile ammirare in uno spettacolo unico. E’ la sfilata più antica del mondo quella che vede centinaia di monticellesi indossare il vestito tramandato come un tesoro di madre in figlia da generazioni. Uno spettacolare corteo che accompagna la processione in onore di San Michele Arcangelo. Succede l’ultima domenica di settembre.
Info e come arrivare
- La Rocca è aperta, a cura della Proloco Montecelio, le domeniche d’estate a partire da giugno. Orario: dalle 18 alle 20. C’è disponibilità ad organizzare visite guidate nel borgo contattando l’associazione tramite mail: prolocomontecelio1996@gmail.com
- A Montecelio in auto, in bus o in treno. Montecelio è il borgo antico di Guidonia Montecelio. Chi viaggia in auto arrivando da Roma può utilizzare la via Tiburtina seguendo poi le indicazioni. Si arriva in città in maniera diretta anche usando l’autostrada A1, l’uscita Guidonia Montecelio è al km 555. Una volta usciti puntare verso il centro e poi, seguendo le indicazioni, per Montecelio.
- In autobus: bisogna usale le linee Cotral, con partenza dal capolinea di Ponte Mammolo (Metro B). Ci sono corse che portano direttamente a Montecelio passando lungo la Tiburtina.
- I treni regionali partono dalla stazione Tiburtina (la line si chiama Fl2). Una volta scesi dal treno alla stazione di Guidonia per arrivare nel borgo, che si trova a circa cinque chilometri, si possono usare i bus cittadini o intercettare le linee Cotral. La fermata è a 50 metri dalla stazione.

Giornalista professionista, cronista da 25 anni. Scrive per l’edizione Metropoli de Il Messaggero di Roma, è tra i fondatori del network Point. Appassionata di Calabria, la sua terra, e di piccoli viaggi che aprono grandi orizzonti