Santuario della Mentorella, a due passi dal cielo. Luogo di pace e preghiera amato da Papa Wojtyla
Sulle orme di Papa Wojtyla alla Mentorella, nel santuario mariano più antico d’Italia. A più di mille metri d’altezza la chiesa dedicata alla Madonna delle Grazie domina da una rupe un paesaggio naturale che entra nell’anima. E’ qui che, percorrendo i sentieri intorno a Monte Guadagnolo, amava raccogliersi in preghiera Giovanni Paolo II. Così come prima del conclave che lo fece Papa, e tredici giorni dopo, nella sua prima uscita dal Vaticano. Oggi si può salire al Santuario della Mentorella seguendo il suo sentiero, una camminata di sei chilometri tra i boschi affacciati sulla Valle del Giovenzano.
“Questo è un luogo in cui, in modo particolare, l’uomo si apre di fronte a Dio. Luogo dove – lontano da tutto, ma anche nello stesso tempo vicino alla natura – si parla confidenzialmente con Dio stesso. Si sente nell’intimo quella che è la chiamata personale dell’uomo. E l’uomo deve dar gloria a Dio Creatore e Redentore. Deve, in qualche modo, diventare voce di tutto il creato per dire in suo nome: Magnificat”. Così descrisse il luogo Papa Wojtyla nel discorso pronunciato alla Mentorella dopo l’elezione.
Dove si trova
Il Santuario della Mentorella sorge a 1.018 metri di quota su una rupe, nella parte est del Monte Guadagnolo. Sotto, a picco, la Valle del Giovenzano. Siamo a circa 50 chilometri da Roma, nel territorio di Capranica Prenestina.
Il sentiero di Papa Wojtyla
Poco più di sei chilometri, circa due ore di cammino, tra i boschi fino alla rupe che ospita il Santuario. Si parte dal borgo di Pisoniano. Il sentiero è il 502bis. Comincia da piazza Tito Cerroni (si può lasciare l’auto) e da qui basta seguire i segnali bianco-rossi che indicano la strada. Un primo tratto in discesa per arrivare a valle e poi la salita verso la chiesa.
La storia
La leggenda vuole che la chiesa sia stata edificata dall’imperatore Costantino e consacrata da Papa Silvestro I. Appartenne ai Monaci di Subiaco fino al tardo secolo XVI, passò ai Gesuiti fino al 1879 e poi di nuovo ai Benedettini. Dal 1857 ai Padri Resurrezionisti Polacchi, ai quali ancora oggi appartiene. Attraversò un periodo di deterioramento e abbandono intorno 1390. Fu restaurata e abbellita con affreschi, insieme al convento, ad opera dello studioso gesuita Atanasio Kircher a partire dal 1660, con l’aiuto economico dell’imperatore Leopoldo I d’Austria e di molti altri principi tedeschi. Il cuore di Atanasio Kircher è custodito nella chiesa.
La Scala Santa, la grotta di San Benedetto, il campanile
Un fenditura nella rupe alle spalle della chiesa porta nella grotta di San Benedetto che qui abitò per due anni. L’ambiente è illuminato dalle luci delle candele sul piccolo altare scavato nella roccia. A pochi metri dalla grotta un cancello si apre sulla Scala Santa che porta nel punto più alto, alla cappella di Sant’Eustachio con il suo campanile da dove lo sguardo si apre su uno straordinario paesaggio.
I ricordi di Giovanni Paolo II
Le stanze in cui ha riposato nelle sue visite, le foto delle sue camminate alla Mentorella prima che diventasse papa e quelle del suo arrivo da Pontefice il 29 ottobre del 1978. Il ricordo di Giovanni paolo II è presente ovunque nel Santuario.
- La chiesa è aperta tutti i giorni dalle 8 alle 19
- Orari delle messe: domenica alle ore 10 – 11 – 12,30 – 17. Da lunedì al sabato unica messa alle 16
- Messa per la giornata dei malati ogni primo sabato del mese alle ore 17.
Le meraviglie della provincia di Roma
Questa meta fa parte della selezione dei posti da non perdere proposti dal tour operator “Agenzia del Viaggiatore di Cts”, impegnato nella valorizzazione di tre poli di attrazione della provincia romana: Tivoli, Palestrina e Subiaco, con itinerari che coinvolgono trenta comuni e il Parco dei Monti Lucretili. In campo il progetto “In viaggio con Eva”, finanziato dalla Regione Lazio.

Giornalista professionista, cronista da 25 anni. Scrive per l’edizione Metropoli de Il Messaggero di Roma, è tra i fondatori del network Point. Appassionata di Calabria, la sua terra, e di piccoli viaggi che aprono grandi orizzonti